Partiamo del presupposto che quando dei marchi sono accettati universalmente significa che hanno una buona conoscenza dei mercati nei quali operano e sono in grado di farsi pagare per quel che offrono. Se altri marchi hanno fatto flop significa che non hanno saputo individuare e/o risolvere un bisogno o semplicemente hanno fallito nel comunicare che quel prodotto meritava di essere acquistato e utilizzato.
Una comunicazione ben orchestrata dovrebbe spingere i consumatori verso le merci ma è sempre il marketing che muove le merci verso i consumatori intercettandone i bisogni.
Talvolta i beni semidurevoli con elevata presenza di elettronica tendono ad andare incontro ai bisogni dell’utente ma spesso lo fanno in maniera inappropriata perché vengono disegnati più per mostrare le capacità dei progettisti piuttosto che per fornire un aiuto subito utilizzabile dall’utente. La diffusa presenza dell’elettronica fornisce funzionalità tecniche non intuitive che vanno al di là delle necessità del cliente, rendendo inutilmente più complicato l’utilizzo del prodotto.
Automobili, macchine fotografiche, lavatrici, cellulari, lettini box per bambini… tanti sono i beni che vengono innovati dai progettisti i quali nell’interpretare i bisogni dell’utente puntano più al design, alla creatività e all’elettronica spinta piuttosto che al comfort e alla semplicità d’utilizzo.
Allora che fare in termini di marketing? Si dovrebbe quantomeno seguire il cliente dopo l’acquisto (meglio sarebbe testare il prototipo prima di produrlo industrialmente) per verificare puntualmente la facilità con la quale viene utilizzato il prodotto, le performance e la soddisfazione d’uso.
Recentemente sul mercato sono apparsi degli aspirapolvere senza filo di prezzo elevato che hanno messo letteralmente fuori gioco quelli tradizionali. Il vantaggio offerto? Stesse performance dell’aspirapolvere tradizionale con l’indipendenza dalla presa di corrente. Bastava pensarci!