Parliamo della paura e la sua capacità di spingerci a scegliere quel che si deve scegliere, ad accettare l’inaccettabile e a comportarsi irrazionalmente.
Non parlo del marketing della scarsità che ci spinge a comprare un’offerta irripetibile ne di quello applicato alla vendita delle polizze assicurative e degli allarmi ma quello mediatico della paura che influenza la nostra percezione dell’ambiente esterno.
Le cattive notizie, ripetute incessantemente alterano la nostra attenzione finendo per far assumere alla paura un ruolo centrale.
La paura di perdere il lavoro, di dire quel che si pensa, di uscire di casa, di non sapere quello che è consentito e quel che non lo è.
L’obiettivo del marketing della paura può essere quello di vendere prodotti o servizi, ma può anche essere quello di controllare le persone o di influire sui loro comportamenti.
Importante, sembra, è generare tanta, infinita insicurezza, farci sentire delle monadi fragili con l’obbiettivo di …(completare a piacere).