La voglia di conoscere le opinioni di tutti coloro che ci circondano, i nemici ma soprattutto gli amici, è un desiderio antico. Questo desiderio è alla base della metodologia della ricerca sociale, che si basa sull’arte dell’ascolto e sulle tecniche per raccogliere dati e informazioni il più sincere possibili.
𝐈𝐥 𝐂𝐚𝐥𝐢𝐟𝐟𝐨 𝐝𝐢 𝐁𝐚𝐠𝐝𝐚𝐝, per esempio, quando voleva sapere come veramente andavano le cose sotto il suo governo, smetteva di ascoltare le informazioni fornite dai suoi visir, ministri, consiglieri, eunuchi, spie e delatori. Invece, si travestiva da cittadino qualsiasi e attraversava il ponte che collegava il suo palazzo alla grande città di Bagdad, ascoltando le conversazioni dei cittadini.
Anche a Firenze, la storia della “castagna” è abbastanza nota. Ferdinando I de’ Medici aveva commissionato al 𝐆𝐢𝐚𝐦𝐛𝐨𝐥𝐨𝐠𝐧𝐚 una statua equestre per celebrare le gesta del padre Cosimo I, Granduca di Firenze. Il Giambologna, quando fu tolto il tendaggio dell’opera, si nascose dietro la palizzata intorno al basamento per ascoltare le voci del pubblico. Un contadino fece notare che al cavallo mancavano le “castagne”, e il Giambologna fu ben lieto di perfezionare la sua opera.
Questo che andiamo a narrare è invece un’interessante invenzione del gesuita Athanasius Kircher, che nel 1673 progettò la 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐮𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐨𝐟𝐨𝐧𝐢𝐜𝐚.
𝑸𝒖𝒆𝒔𝒕𝒂 𝒔𝒕𝒂𝒕𝒖𝒂 𝒑𝒂𝒓𝒍𝒂𝒏𝒕𝒆 𝒆𝒓𝒂 𝒖𝒏 𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒎𝒂 𝒅𝒊 𝒔𝒐𝒓𝒗𝒆𝒈𝒍𝒊𝒂𝒏𝒛𝒂 basato sul suono, che poteva captare e trasmettere le conversazioni dalla piazza pubblica attraverso un tubo a spirale fino alla bocca di una statua nelle stanze private di chi gestiva il potere.
La statua citofonica non era solo un dispositivo di intrattenimento, ma serviva anche come strumento di sorveglianza. Kircher era un personaggio affascinato dall’occulto e dalla magia, e si dice che utilizzasse la statua per spiare le conversazioni dei suoi nemici e per raccogliere informazioni segrete. Questa invenzione rappresenta un esempio di come la scienza sia stata spesso utilizzata per scopi malvagi prima che benefici.
La statua citofonica era dotata di un elaborato sistema di tubi che fungevano da condotto acustico.
Un’estremità del tubo era posizionata in un luogo pubblico, dove poteva catturare le conversazioni, mentre l’altra estremità era collegata alla bocca della statua, che si trovava all’interno di una stanza privata. Una persona all’interno della stanza poteva ascoltare le conversazioni attraverso la bocca della statua.
La statua citofonica permetteva di ascoltare le conversazioni private delle persone che si trovavano nelle vicinanze dell’imbocco del citofono.
Era quindi un sistema di estrazione di informazioni per le élite, in quanto le persone che parlavano per strada non erano consapevoli che le loro conversazioni venissero ascoltate dagli aristocratici. Si presume che la statua sia stata utilizzata anche per scopi di intrattenimento, permettendo ai potenti di ascoltare i pettegolezzi e le conversazioni della gente comune.
𝐋’𝐢𝐝𝐞𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐮𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐨𝐟𝐨𝐧𝐢𝐜𝐚 𝐝𝐢 𝐀𝐭𝐡𝐚𝐧𝐚𝐬𝐢𝐮𝐬 𝐊𝐢𝐫𝐜𝐡𝐞𝐫 𝐡𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐚𝐧𝐚𝐥𝐨𝐠𝐢𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐥’𝐎𝐫𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐃𝐢𝐨𝐧𝐢𝐬𝐢𝐨, la famosa grotta del Paradiso a Siracusa. Entrambi sfruttano la fisica del suono per amplificare e catturare le conversazioni, anche se in modi molto diversi.
L’Orecchio di Dionisio è una grotta naturale con una forma particolare che crea un’acustica eccezionale. Si dice che Dionisio, il tiranno di Siracusa, la usasse per spiare i suoi prigionieri. La forma allungata e sinuosa della grotta riflette le onde sonore, creando un effetto di “focalizzazione” che amplifica i suoni sussurrati anche da una grande distanza.
Entrambe le situazioni evocano un senso di inquietudine e di violazione della propria riservatezza. L’idea di essere spiati senza saperlo è sempre stata fonte di timore e di fascino per l’uomo, e sia l’Orecchio di Dionisio che la Statua Citofonica incarnano questa paura in modo particolarmente vivido.
Ma riflettendo su quanto accade ai tempi nostri, alla società della sorveglianza e del controllo con la raccolta indiscriminata di dati che garantiscono un potere di controllo precedentemente inimmaginabile a chi li possiede, queste appaiono quisquiglie di un lontano passato.