Anche se la ricerca sul pack rappresenta oggi parte sostanziale della Ricerca di Mercato, non si creda che l’affinamento del pack sia una preoccupazione dei tempi moderni soltanto.
Dalla notte dei tempi gli indios dell’Amazzonia si trasmettono know-how ancestrali che agli occhi di un occidentale rilevano nell’apparente semplicità del prodotto la definitività del processo di messa a punto, il punto di arrivo non superabile nel contesto di una cultura tuttora neolitica.
Questo è in caso appunto del guaranà, una sostanza stimolante utilizzata dagli indios in occasioni quali la caccia per recuperare le energie perdute, proprio come i cicloamatori cercano di rinfrancarsi con gli energy-drinks.
Il guaranà è una pianta nativa della foresta amazzonica; i semi (che appaiono come un occhio con la pupilla spalancata) contengono un analogo della caffeina, in dosi molto superiori, la guaranina, dalle proprietà eccitanti ed energizzanti.
Ai semi arrostiti e ridotti in polvere viene aggiunta un po’ d’acqua e farina di mandioca fino a formare una pasta omogenea che viene confezionata in forma di bastoncino, quindi esposto al sole e affumicato fino a completa essiccazione.
Il bastoncino di guaranà costituisce appunto un esempio di pack definitivo, non ulteriormente migliorabile: si conserva a lungo, non imbrattata, è leggero, comodo da trasportare, pronto all’uso: basta grattugiarlo (si grattugia servendosi della lingua rasposa del pesce-mostro pirarucu), ed assumere la polvere quando si avverte il bisogno di un supplemento di energia.
Il guaranà si trova in vendita anche in Europa in polvere in barattolini di plastica o in pillole o pastiglie gel in confezioni da banco. Meglio, molto meglio il pack indio, minimalista e senza scarti.