Di quanto il codice colore pesi sulle scelte di consumo ne sono perfettamente consapevoli i grandi gruppi industriali come, ad esempio, McDonald’s, la quale conduce un’importante campagna pubblicitaria per fuoriuscire dal codice colore rosso che l’ha finora contrassegnata (colore più aggressivo e visibile, non più in linea con lo spirito del tempo) per riposizionarsi sul codice colore verde (ecologico, rilassante, associato alla vegetazione invece che alla carne).
Adesso alcuni governi, consapevoli dell’impatto di alcuni consumi sulla salute dei cittadini, cominciano a reagire (comunicare) con gli stessi strumenti.
Il governo australiano ha fatto realizzare una ricerca per individuare il colore più sgradito da applicare ai pacchetti di sigarette, in modo da alimentare ulteriormente la repulsione nei confronti del tabacco.
Sono stati arruolati 1.000 fumatori per individuare il colore più efficace (cioè più ripugnante), capace di evocare sia il contenuto in catrame del fumo di sigaretta che la conseguente compromissione della salute.
La (s)preferenza è andata ad una sfumatura di marrone tendente al verdastro (per i più curiosi, il Pantone 448), in grazia delle sue possenti associazioni con il vomito e la diarrea.
Questo colore particolarmente repulsivo sarà il codice colore primario obbligatorio per l’abbigliamento per tutti i prodotti a base di tabacco.
Ed altri paesi sono in procinto di adottare lo stesso codice colore, per cercare di frenare, specie fra i giovani, l’uso del tabacco.