Il timore dell’inadeguatezza
Recentemente ho avuto modo di leggere, un sorprendente libro di etologia, acuto ed interessante: “Il gorilla ce l’ha piccolo”, in effetti un titolo concepito in termini di “vendita spinta” e di marketing.
In realtà il libro oltre che affrontare le peripezie dell’atto sessuale, ci parla dell’amore e del comportamento sociale nelle diverse specie animali. Il fenomeno viene osservato e descritto in parallelo a quello dell’animale uomo (la seduzione, il tradimento, l’atto sessuale, il corteggiamento, la fedeltà, le emozioni).
L’autore, Vincenzo Venuto, spiega che “Il gorilla ce l’ha piccolo, tre centimetri in erezione, perché il maschio non è in competizione con altri maschi della sua specie nel ciclo riproduttivo. Un maschio ha il suo harem che non viene attaccato da altri maschi”.
Il titolo del libro mi ha fatto riflettere sul fatto che moltissimi prodotti sono alla continua ricerca della miniaturizzazione, vista come vantaggio competitivo, specie nel settore dell’elettronica: cellulari sempre più piccoli, schede integrate e hard disk con funzioni iperboliche, estremamente ridotti nelle misure, …
Ma non sempre comunicare di avere un qualcosa di piccolo è vantaggioso.
C’è infatti un ambito nel quale il marketing e la comunicazione hanno delle difficoltà ad affrontare l’argomento “piccolo” con il proprio target di riferimento. Per chi non l’avesse capito da solo, ci stiamo riferendo al mercato dei preservativi.
Ed infatti, pur presenti in catalogo, i preservativi piccoli non si vendono nonostante un’ampia quota di utilizzatori scontenti dell’inadeguatezza delle performance dovute alle misure acquistate (scivolamento, rottura, fuoriuscita …). Il problema è serio perché può portare a gravidanze indesiderate e a trasmissione di malattie.
Il mondo dei preservativi è un mondo decisamente affollato per soddisfare tutte le esigenze e spingere i giovani all’utilizzo, dal profumato all’ultrasottile, con spermicida o colorato, vibranti e riscaldanti, e così via dicendo.
Quando però si parla di misure quello etichettato come “regular” è la base di partenza per salire ai livelli superiori. Tutte le marche presenti sul mercato, pur in modo diverso, presentano il proprio calcolatore online della taglia più adatta ma anche nell’intimità di un acquisto in rete la scelta del “piccolo” (definito eufemisticamente “comodo”o “personalizzato”) non funziona.
Perché no? L’acquisto di questa tipologia di prodotti è assolutamente ad impulso (cioè nel caso di una necessità programmata le coppie più stabili pensano ad altre soluzioni per evitare gravidanze indesiderate) e da effettuare in tempi molto, molto brevi, pena la perdita di un’occasione.
Rietichettare le taglie dei preservativi, come suggerito da alcuni, riclassificando il piccolo come regular, il regular come large e via dicendo rischia di indurre errori clamorosi da parte degli acquirenti di regular.
Il problema quindi, in termini di marketing, ma anche di immagine corporea del sé, è serio e non facilmente risolvibile.
Ci racconta un’amica farmacista delle difficoltà che possono avere degli uomini, pur messi di fronte ad una tabella dettagliata sull’acquisto del preservativo più adatto, a richiedere una taglia piccola, imbarazzante presentarsi alla cassa con una confezione al di sotto dello standard medio. La figura autorevole del farmacista, meglio una donna in questo caso, con una buona formazione nella vendita di prodotti tabù, può davvero fare la differenza.
Per riuscire a vendere il tuo prodotto tabù, devi eliminare le barriere che lo contraddistinguono e legittimarne l’uso, se fosse possibile, con l’uso di un vero testimonial riconosciuto dal target cui ti riferisci. Quando un testimonial credibile ti dice di indossare un preservativo della tua esatta misura, fa due cose allo stesso tempo. In primo luogo promuove la vendita della categoria di prodotto; in secondo luogo, parlandone apertamente, rompe un blocco psicologico sulla taglia da adottare per evitare tutti gli inconvenienti legati all’utilizzo di un preservativo abbondante.
Il problema è anche di mercato ma soprattutto è di salute pubblica e di educazione sessuale.