I sondaggi, anche per chi non ci crede, attirano una crescente attenzione da parte dell’elettorato che si riconosca o meno in quelle previsioni. Oggi, 5 settembre 2022 mancano 4 giorni al divieto che vede l’Italia, unico paese occidentale, vietare la diffusione dei risultati dei sondaggi politico-elettorali a partire da 15 giorni prima della consultazione elettorale (vedi nostro precedente post), un divieto, ribadiamo, anacronistico e contrario alla libertà di informazione, una vergogna insomma.
Esistono molti modelli previsionali che ambiscono a catturare la struttura sottostante l’esito delle passate elezioni e su questa base prevedere l’esito delle successive elezioni. Questo non vuol dire che i risultati delle elezioni siano già definiti all’inizio della campagna. I fattori critici che influiscono sui risultati sono già presenti ma in questa tornata assumeranno un peso fondamentale l’andamento generale dell’economia, il prezzo del gas e dell’energia, la guerra in Ucraina, gli sbarchi degli immigrati … ma anche la predisposizione dell’elettorato verso i candidati e la fiducia verso le loro promesse.
Prima dell’inizio della campagna, una massa critica di elettori o ha già deciso un candidato o è fortemente predisposta a sceglierlo.
Il vento elettorale, sondaggio dopo sondaggio in questa tornata soffia in favore del centro destra. Può in questi ultimi giorni, prima del divieto di pubblicazione dei sondaggi (ma non della loro esecuzione per consentire ai pochi che contano di ridefinire le proprie strategie, innanzitutto finanziarie) un sondaggio riuscire a “manipolare” e a “dis-orientare” la pubblica opinione, per esempio, a favore di una candidatura, oppure per indebolire la credibilità di un avversario?
Vediamo di fare un minimo di chiarezza quantomeno sugli effetti determinati dalla pubblicazione di un sondaggio, effetti che possono essere valutati con una buona precisione solo attraverso delle indagini qualitative (le quali poco hanno a che vedere con i sondaggi che vediamo in tv o sui quotidiani che non indagano sulle motivazioni e non sono in grado di individuare i giusti messaggi per ri-orientare il voto o spingere alla conquista degli astenuti.)
Alcuni di questi effetti hanno il potere di annullare in parte il vantaggio di una formazione politica mentre altri possono rafforzarlo
- Parlando di sondaggi, viene spesso indicato l’effetto “band-wagon” (studiato a fondo da Elisabeth Noelle-Neumann, nel suo “La spirale del silenzio”) che consiste nel saltare sul carro del vincitore. Cioè, l’elettore – sulla base dei pronostici elettorali di un sondaggio – tenderebbe a votare il partito che viene dato per vincente (a nessuno piace essere dalla parte del perdente).
La verifica di questo fenomeno è stata ampiamente validata nei sondaggi post-elettorali, quando il partito che ha vinto le elezioni ottiene un consenso superiore a quello realmente conseguito.
- Ci sono però altri effetti possibili determinati dalla pubblicazione dei sondaggi preelettorali. Il più importante è l’effetto “under dog”, che consiste in un aiuto, attraverso il voto, al partito dato per perdente. In questo modo il partito più debole potrebbe beneficiare dei voti di chi consapevolmente intende dare una mano al perdente.
- Ma vi è anche un ulteriore effetto, quello del “defeatist”, che spinge l’elettore ad astenersi quando vede che il suo partito si presenta eccessivamente debole. Indirettamente il partito ritenuto più forte beneficia dall’astensione.
- Un altro effetto è quello della “lethargy”, per cui sulla base dei pronostici elettorali viene demotivata la partecipazione dei simpatizzanti per lo schieramento indicato per favorito, o considerato sicuro vincitore, e quindi non avrebbe bisogno del loro sostegno.
- L’effetto “mobilization” ha un invece impatto sul tasso di partecipazione. I simpatizzanti dei partiti, conosciuti i risultati dei sondaggi preelettorali, si mostrano particolarmente attivi nei confronti degli altri elettori, specie se indecisi, portando a riprova l’indiscutibile pronostico elettorale (con un effetto moltiplicatore del band-wagon)
- L’effetto “guillottine” condiziona invece la scelta dei simpatizzanti delle formazioni minori che verrebbero spinti a sostenere il partito più grande che ha più chance di vittoria. A questo effetto si aggancia il “facilitating tactics”, cioè i simpatizzanti di un partito scelgono di votare per un partito con maggiori chance di vittoria per facilitare una coalizione (portando alla polarizzazione delle posizioni destra vs sinistra)
- Ed infine c’è l’effetto “preventive tactics”; si sceglie di votare un diverso partito, sempre all’interno della stessa area politica, per impedire lo strapotere della maggioranza così come viene indicata dal sondaggio preelettorale. Un travaso di voti all’interno della coalizione.
Questi sono gli effetti che possono essere determinati dai sondaggi preelettorali che, ripetiamo, nelle ultime 2 settimane prima del voto, caso unico nel mondo delle democrazie, in Italia sono vietati.
Nel nostro pronostico, l’effetto più probabile, sia determinato dalla bassa ostensività nei sondaggi della dichiarazione di voto per FdI che dalle serie storiche delle rilevazioni che attestano un trend di crescita e di tenuta, è quello di una vittoria “boom” della Meloni (4-5 punti % in più rispetto agli ultimi sondaggi pubblicati sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri che indicano concordemente al 24.5% il pronostico per FdI) sempre che l’affluenza alle urne superi abbondantemente il 50%.