Il modello di business di Google (vendita di inserzioni pubblicitarie personalizzate) si fonda sulla raccolta permanente di informazioni non solo sugli acquisti in rete ma anche sugli interessi (quali emergono dai siti visitati e dai link attraversati). Almeno per quello che se ne sa ufficialmente, l’interesse di Google dovrebbe essere confinato agli aspetti commerciali; se qualcuno poi ha accesso ai dati che Google maniacalmente raccoglie, ordina, classifica, profila, questo qualcuno potrebbe essere magari motivato da altre esigenze del tipo “sorveglianza e controllo”.
Avete bisogno davvero che vi dica che lo spegnimento dello smartphone non vi può sottrarre dalla sorveglianza permanente?
Periodicamente questi dispositivi si connettono alla rete per comunicare la vostra posizione (cioè, quella del vostro smartphone) ma non solo. Oggi nemmeno le mura di casa hanno più la capacità di riparare l’intimità personale dagli sguardi (e dalle orecchie) indiscreti. Di questi giorni è la notizia che il fondatore di Facebook, Mark Zuckemberg avrebbe coperto con nastro adesivo la webcam e il microfono del suo portatile.
Fatica sprecata quella di Zuckemberg; come racconta il New Scientist del 5 Novembre a p.22 (la copia è cartacea quindi non ho un link a disposizione del lettore) sono già in circolazione app che inoltrano (a chi chiederete voi) tutto quello che il microfono del tablet riesce a captare, anche gli ultrasuoni che l’orecchio umano non percepisce, un ambiente sonoro che ci avvolge e nel quale ci spostiamo, seguiti sempre più da vicino da orecchie (ed occhi) sempre più grandi ed indagative.
Se vi capita di visitare (o venite reindirizzati contro la vostra volontà da un malware) ad un sito, diciamo osée, tappate subito la webcam.