Tra poco avrai finito di rompere! Magari proprio questo è stato il pensiero di Joseph Coyle quando progettò il primo contenitore di cartone per uova, quello che ancora oggi protegge dagli urti le fragili uova che acquistiamo quotidianamente. Un design che è rimasto sostanzialmente inalterato in100 anni.
Il contenitore delle uova rappresenta un perfetto esempio di imballaggio povero, non migliorabile fin dalla sua prima concezione, senza pretese di design, che è un significante per ciò che protegge: non può che contenere delle uova, ed è evidente al consumatore che si tratta di uova, esattamente come la custodia di uno strumento musicale (o altro imballo utile a proteggere senza nascondere le forme).
Oggigiorno il packaging dei prodotti è rivolto prevalentemente a obiettivi commerciali e di marketing piuttosto che, come nel caso di tanti prodotti che ci circondano, umili, privi di design, senza i quali la nostra quotidianità sarebbe difficile, concepiti in base alla pura necessità.
Coyle lavorava come giornalista in prossimità di un albergo quando un giorno, così almeno racconta la leggenda, si trovò ad assistere ad una discussione tra il proprietario dell’albergo e il contadino che lo riforniva di uova. Alcune uova trasportate con un paniere, come spesso succedeva, erano infatti arrivate rotte.
Ci doveva pur essere un modo per ovviare a questo inconveniente, pensò Coyle, che aveva a portata di mano gli scarti della carta con cui venivano stampati i giornali in redazione; niente di più facile che utilizzare quel materiale. Con il cartone proveniente dalla polpa dell’impasto delle pagine bagnate dei giornali (un cartonato di cartapesta morbida) creò il primo contenitore per il trasporto sicuro delle uova.
Il nuovo contenitore, agli inizi prodotto manualmente e di li a poco industrialmente, vista la forte domanda, consentiva di trasportare ben protette una dozzina di uova separate le une dalle altre.
Se pure appare sorprendente. tutti i giorni, tutti noi, indipendentemente dal numero di uova presenti, compriamo ancora uova disposte su due file nello stesso modo in cui le aveva concepite l’inventore dell’innovativo packaging ormai a capo della Egg Safety Carton Company.
“Lo scopo della mia invenzione” (brevettata nel 1917), affermava Coyle è stato quello di “fornire un contenitore semplice, economico e sicuro per il trasporto e la manipolazione delle uova, ed un mezzo pratico e conveniente per estrarre le uova quando lo si desidera.”
La pubblicità rivolta agli allevatori di galline “Ti fa risparmiare più del suo costo” fece il resto per l’affermazione sui mercati internazionali, evidentemente in attesa di una soluzione al problema della fragilità delle uova. Per millenni le uova erano state trasportate accatastate una sulle altre in grandi cesti, dove inevitabilmente alcune si rompevano; ci voleva il lampo di genio di Coyle per trovare la soluzione definitiva a questo problema. Eureka! e il mercato delle uova cambiò definitivamente.
Il contenitore di cartone per le uova era diventato in brevissimo tempo per tutta la filiera, produttori, commercianti e acquirenti, la soluzione definitiva ed ottimale alle esigenze del prodotto.
Coyle in seguito brevettò la sua invenzione in tanti altri paesi man mano che la domanda per il suo portauovo cresceva. Nel 1919 vendette il suo giornale e si trasferì a Vancouver, dedicando tutti i suoi sforzi alla sua nuova attività.
Coyle morì all’età di 100 anni e, nonostante la sua invenzione, avesse superato i problemi dovuti alla fragilità delle uova, purtroppo, non ne trasse grandi benefici. Ahimè, non sempre un inventore riesce ad imporsi anche come un uomo d’affari.
Negli anni ’50 Coyle aveva dovuto infatti affrontare una forte concorrenza da parte di grandi multinazionali che avevano lanciato sul mercato contenitori per il trasporto delle uova in plastica ancora più economici e pratici da produrre rispetto a quelli di polpa modellata. Successivamente, e lo vediamo adesso, sulla spinta del greenwashing e della ricerca di comunicare il benessere (?) degli animali stipati in spazi angusti, senza aver mai toccato il terreno, si è ritornati alle confezioni di polpa modellata che veicolano immagini di galline felici su grandi pascoli.
Comunque la prossima volta che ti troverai ad estrarre delle uova dalla confezione che miracolosamente è riuscita a trasportarle integre dal pollaio alla tua cucina pensa a Joseph Coyle inventore dell’imballaggio forse più umile che dopo aver svolto la sua modesta e irrinunciabile funzione può essere riciclato, compostato e riutilizzato in mille modi diversi. Chi si occupa di musica sa perfettamente che per ottenere una stanza perfettamente insonorizzata si possono utilizzare i contenitori per le uova a mo’ di pannelli assorbenti. In rete se vuoi puoi trovare decine di esempi per riciclare i portauova, dal miniterrario ai giochi per i bambini che finalmente, lontani dallo schermi piatti potranno liberare la propria creatività trasformando con forbici, colla e colori i portauova in mille altri oggetti.
E le uova, grazie a Coyle a prova d’urto, sono, tra l’altro, uno degli alimenti meno costosi, saporiti, contenenti proteine di alto valore nutritivo.
La lezione di Coyle consiste nell’evidenziare quanto la semplicità nella soluzione dei problemi sia nella realtà molto complessa non tanto nella sua realizzazione fattuale quanto nel suo concepimento e nel necessario lampo di genio. Oggi l’innovazione viene concepita prevalentemente come “nuova tecnologia” sostenuta da parole tipo spin-off,start-up, app,… piuttosto che da prodotti che risolvendo problemi concreti aiutino a risparmiare tempo e denaro.
L’auto elettrica (ne parleremo in un prossimo post) ne è un plastico esempio.
Nonostante la pubblicità martellante, i bonus, gli sconti fiscali, l’erogazione gratuita di energia, i parcheggi riservati per la ricarica (sempre vuoti), l’eliminazione della concorrenza attraverso il prossimo divieto di produzione delle auto endotermiche… le vendite non decollano.
Si tratta, nel migliore dei casi, di una obsolescenza artificiale del settore automotive che punta alle classi di utenza più ricche, spinte a sostituire le loro auto pur di continuare ad esprimere il loro superiore status economico-sociale espresso dal finto minimalismo e comportamenti green. Certo è che quando un prodotto si propone come cambiamento sociale e culturale (ed è in linea con le attese del mercato per prezzo, prestazioni, soluzione ai problemi e accordo con le aspirazioni degli acquirenti), la impressionante diffusione sul mercato è inevitabile proprio come è avvenuto per il contenitore salva-uova di Coyle; altro che auto elettrica!
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