La figura del truffatore (il con-man) sviluppa anche oggi un fascino inesauribile, specie quando abbindola i potenti di turno; e la lista è lunga. Si potrebbe risalire, almeno, ai tempi dell’imperatore Nerone che fu convinto da Cesellio Basso a cercare l’oro della regina Didone tra le rovine di Cartagine.
In effetti il truffatore è un venditore (di illusioni) innalzato all’ennesima potenza, il quale, come Cesellio Basso, può anche finire per il soccombere alle proprie invenzioni.
Victor Lustig, il cognome in tedesco significa “divertente”, iniziò la propria carriera vendendo (per migliaia di dollari) una macchina per stampare banconote da 100$ (era solo una scatola da prestigiatore dove all’interno si trovava già una banconota nascosta).
Ma non si fermò qui. Lustig colse al balzo l’occasione di urgenti restauri alla Tour Eiffel per fingersi assistente del Direttore Generale del Ministero delle Poste e Telegrafi, e trovare un compratore, cioè due (l’ha venduta due 2 volte). D’altra parte perché fermarsi se c’è mercato? E di bischeri, come si dice a Firenze, il mondo abbonda. I nostrani truffatori che cercano di rifilare il Colosseo ai turisti sono solo pallidi imitatori.
Ma il colpo che Lustig rese celebre fu la vendita di $50.000 in azioni ad Al Capone, il boss della Chicago del proibizionismo, malandrino per eccellenza (nessuno è al riparo dai truffatori). Dopo alcuni mesi Lustig dovette rivelare ad Al Capone che, purtroppo, per circostanze avverse ed incontrollabili, l’investimento non era andato a buon fine ma, comunque restituì intatto il capitale.
Se l’avete già sentita è perché è esattamente quello che raccontano le banche ai risparmiatori ai quali hanno rifilato per “investimento” le loro obbligazioni subordinate ma diversamente da Lustig non restituiscono il capitale.
Al Capone comunque scelse di non punire ma piuttosto di premiare Lustig per la sua onestà, riconoscendogli un premio di $5.000!
Non è quindi un caso che la figura di Lustig, con i suoi poteri manipolatori, abbia attirato l’attenzione di Robert B. Cialdini, professore di Marketing all’Arizona University, uno dei principali studiosi della psicologia sociale della persuasione, oltre che autore del fondamentale testo che elenca I sei principi dell’influenza sociale: “Le armi della persuasione. Come e perché si finisce col dire di sì”.