Se da una parte il packaging di un alimento ha per obiettivo di suscitare appetizing appeal (ed alimentare, scusate il gioco di parole, la spinta all’acquisto) attraverso i diversi codici (colori, claim, grafismi, etc.), l’obiettivo del food-design (“l’architettura dei prodotti alimentari”) informa sulla sua destinazione d’uso, diversificandolo nel contempo dai concorrenti.
La pasta ne rappresenta un esempio immediato, ed è un settore dove si sono impegnati i più quotati designer, da Giugiaro (Marille per Barilla) a Philippe Starck (Mandala per Panzani).
Altri settori nei quali il food design rappresenta il mezzo per differenziare prodotti altrimenti uguali, e targettizzarli su pubblici differenti, possono essere quelli delle patatine, delle cioccolate e del pastigliaggi (caramelle e simili).
Ma, mentre nelle cioccolate e nei pastigliaggi il design influenza solo relativamente la percezione del gusto, nel mondo delle patatine la progettazione del cibo ne modifica in profondità la sensorialità a causa della diversa croccantezza generata dal suono e del diverso modo con il quale entra in contatto con le papille gustative della bocca.
D’altronde molti prodotti alimentari sono ricostruiti in laboratorio per corrispondere al meglio all’architettura progettata.
Ad esempio, i bocconcini di carne ricostruiti per cani ambiscono a farsi percepire dagli acquirenti (i proprietari degli animali) una sorta di spezzatino.
Molte patatine sono in effetti il risultato di una miscela di farina di patate ed acqua, cotta nella forma desiderata (una sottile fetta di patata). In Toscana basati sullo stesso principio abbiamo i “brigidini” di Lamporecchio, cialde prodotte cuocendo un impasto su delle formelle.
Queste vennero create cinquecento anni fa dalle suore devote di Santa Brigida che non erano consapevoli di essere le antesignane del “food design” odierno.
Analogamente la carne ed il pesce vengono ricomposti per farli percepire come costituiti da un unico pezzo dalla forma standardizzata; addirittura il surimi, denominato erroneamente “bastoncino di granchio”, non contiene parti di granchio ma va alla grande nelle insalate di pesce.
Infine l’hamburger, al di là della denominazione germanica, rappresenta uno dei precursori emblematici della rivoluzione alimentare industriale.
Presentato per la prima volta nel 1904 ad una mostra sul cibo a Saint Louis nel Missouri, è diventato – per colpa o per merito di McDonald’s che lo adottò mezzo secolo più tardi – il cibo universale standardizzato, simbolo stesso delle pratiche culinarie statunitensi.