Quando sentono parlare di marketing politico alcuni storcono il naso associandolo alla manipolazione delle coscienze e a elettori ridotti a zombie eterodiretti nelle loro scelte di voto dalle fake news. Stupidaggini tra l’altro messe in piedi proprio da quegli schieramenti politici che utilizzano sondaggi e spin doctor a più non posso per definire in termini di marketing le proprie strategie e cercare, costi quel che costi, la vittoria.
Ma per capire il futuro bisogna partire dal passato transitando dal presente.
I sapienti (si facciano chiamare saggi, o, come oggi si preferisce, scienziati sociali) sono sempre stati attratti dalla prospettiva di governare il mondo (ovviamente per migliorarlo). Platone opinava che una città sarebbe stata ben governata soltanto quando fosse stata governata dai filosofi (gli unici che potessero conoscere quello che è bene). E quando il tiranno di Siracusa gli chiese di raggiungerlo per governare insieme la città in nome della filosofia, Platone commise l’imprudenza di accettare. Finì inevitabilmente molto male e Platone fu persino venduto come schiavo (i suoi discepoli riuscirono a riscattarlo). Non sono certo le disavventure di Platone riuscirono a frenare gli entusiasmi degli scienziati nel farsi coinvolgere dalla politica. Comunque ai giorni nostri, gli scienziati in ambito politico non sono più presi sul serio e nessuno li considera; c’è spazio solo per la comunicazione multimediale e i big data.
Rimane emblematico e ben conosciuto il ruolo di Cambridge Analytica nella campagna per le elezioni presidenziali Usa del 2016; utilizzando un programma “messo a disposizione” da Facebook è stato possibile a Cambridge Analytica estrarre i profili personali degli user e su questa mole di informazioni (molte centinaia di migliaia di cittadini) definire una clusterizzazione estesa a livello dell’intero corpo elettorale. Cambridge Analytica ha quindi potuto allestire una comunicazione targettizzata sui potenziali sostenitori di un candidato per motivarli ad esprimere il loro voto e una comunicazione volta a demotivarli dal voto ai sostenitori del candidato avversario. Questo il passato. Adesso mettetevi a sedere e reggetevi forte perché siamo nel 2019, il 1984 di Orwell è passato da un pezzo, ed il futuro, per chi ha occhi per vedere, è già ben delineato.
Volgiamo lo sguardo al futuro imminente, al 2020, alle elezioni nei paesi occidentali d’oltreoceano ma anche a quelle nel vecchio continente; cosa stanno preparando? Qualcuno ritiene che l’arma definitiva per vincere le elezioni questa volta sia una nuova tecnologia, la MAAI (Multi-Agent Artificial Intelligence). Si tratta di società artificiali digitali, che esistono all’interno di una simulazione, sulle quali è possibili sperimentare gli effetti di una scelta politica piuttosto che di un’altra ed anticiparne le conseguenze, per esempio l’afflusso di migliaia di migranti e le politiche che ne possano favorire l’accoglienza ed agevolare l’integrazione (l’esempio caro lettore non è scelto a caso).
In prospettiva sarebbe possibile costruire una simulazione della reazione dell’intero corpo elettorale per mettere a punto la comunicazione più efficace (per vanificare magari la comunicazione dei partiti competitor). Per il futuro a maggiore distanza non sarebbe vano riflettere su un famoso un racconto di Isaac Asimov, vecchio ormai di oltre mezzo secolo ma che conserva anche oggi tutta la sua pregnanza: “Diritto di Voto”. Con lo sviluppo delle scienze sociali non occorrerà più convocare tutti gli elettori al seggio, sarà sufficiente un unico voto di un cittadino appositamente selezionato per la sua corrispondenza all’elettore medio, il quale dovrà rispondere ad una serie di domande completamente slegate da ogni contesto politico (quali “la sua opinione sul prezzo delle uova”) per designare, inconsapevolmente, il nuovo presidente.
Uno sguardo più recente sulla possibile evoluzione delle procedure elettorali e decisionali è quello descritto dalla serie di brevi racconti, scientifici piuttosto che fantascientifici, “The Training Commission” disponibile in linea all’indirizzo: https://trainingcommission.com/); a seguito della totale perdita di credibilità del mondo politico e del processo elettorale si è quasi scatenata una guerra civile (avverto in questo un certo sapore di casa nostra). La crisi è stata superata sostituendo l’esecutivo ed il corpo elettorale con un sistema di reti neurali che instancabilmente scansionano ed analizzano quello che si dibatte e si discute sui social media. Appositi algoritmi (sono loro che costituiscono “La Commissione di Addestramento” e si sostituiscono al corpo elettorale) filtrano e selezionano in tempo reale le tematiche più urgenti; le reti neurali, così addestrate sui desiderata della popolazione, automaticamente, neutralmente ed imparzialmente, assecondano i desiderata della pubblica opinione. Sempre che gli algoritmi non siano stati preventivamente manipolati da una struttura sovranazionale …
Insomma cosa si prepara per le future elezioni? Un vecchio detto della saggezza popolare russa spiega che quando il pessimista indulge nella sua visione negativa delle cose del mondo: “Peggio di così non può andare!”, l’ottimista lo richiama alla triste realtà: “Invece sì!”.