Anche il packaging dei prodotti farmaceutici deve affrontare la sfida della contraffazione, complice Internet, naturalmente.
Una volta era facile riconoscere le copie dall’originale in conseguenza dello scarso livello qualitativo della contraffazione (errori grammaticali, grafiche e colori approssimativi …) ma oggi per qualità di stampa, grafica, etc., l’imballaggio falso sta diventano sempre più indistinguibile.
In diverse aree del globo è ormai più facile trovarsi tra le mani un farmaco clone piuttosto che un originale. Distinguere il vero dal falso diventa una materia da esperti.
Sui farmaci più costosi si può ricorrere agli ologrammi da applicare sul pack ma anche questi vengono ormai clonati.
Come possono produttori e consumatori difendersi?
Ovviamente. il compito dovrebbe essere più facile per la casa madre che quando il farmaco viene veicolato nei canali ufficiali nazionali è in grado di controllare l’intera catena della fornitura e di tracciare tutto il tracciabile con il relativo “pedigree” elettronico. Molto più difficile invece controllare il percorso delle forniture sulla rete, per sua natura globale, che offre, tra l’altro, di fare lucrose importazione parallele quando il farmaco originale viene prezzato in maniera diversa nelle varie aree geografiche.
Per rassicurare il consumatore si dovrebbe quindi intervenire sui vari aspetti sensoriali che connotano il prodotto: aroma, gusto, colore, forma e stato fisico, insomma tutti gli aspetti che lo rendono riconoscibile al consumatore attraverso i sensi..
Se questi aspetti sensoriali sono stati individuati come coerenti con l’immagine, la forma e la destinazione d’uso, non solo il percepito dell’immagine di marca ne avrà un beneficio ma conferirà anche la certezza di avere tra le mani un originale.
Una validazione che si può ottenere soltanto attraverso una ricerca sul campo con il contributo degli user del prodotto. In definitiva, anche contro la contraffazione, si dovrebbe far ricorso all’imprescindibile supporto della ricerca.