Ripensavo recentemente al primo cantante semi-virtuale, Max Headroom, una sorta di marionetta sviluppata in un ambiente grafico che interpretava musica sintetica prodotta da un campionatore di suoni. Provo tenerezza per questa produzione naif che oggigiorno non può confrontarsi neppure con la produzione casalinga di un qualsiasi smanettone che, munito di un programma gratuito di grafica video, può permettersi di dare vita al mondo del fantastico.
E allora perché con i mezzi disponibili oggigiorno non proporre un candidato politico virtuale ideale?
Lo potremmo ridisegnare attraverso la ricerca di marketing, ad immagine e somiglianza, partendo dalle aspettative presenti nell’immaginario collettivo; al confronto con questo politico virtuale credo che tutti gli attuali politici potrebbero trovarsi in serie difficoltà. Il candidato virtuale avrebbe infatti, secondo le regole del marketing, non solo un nome adeguato come si conviene al posizionamento individuato ma anche un look estetico, una personalità e una voce in perfetto accordo con quello che “il mercato richiede”. Dal momento poi che il candidato è virtuale, la sua stessa gioventù, la sua famiglia, i suoi interessi hobbistici potrebbero essere pensati e confezionati per sostenerne il posizionamento e le promesse. Il gioco potrebbe essere ancora più raffinato. Gli incontri con gli elettori potrebbero svilupparsi con modalità diverse a secondo degli interessi, delle abilità o delle scelte del singolo, così il nostro candidato virtuale potrebbe presentarsi in molteplici modi ai suoi elettori, soprattutto individualmente, sfruttando la potenza dei social, assecondandone i bisogni, i desideri e rafforzandone le opinioni. Un candidato instancabile, presente in tutte le occasioni (con gli interventi più pertinenti ed apprezzati), pronto a scontrarsi via web con tutti gli avversari politici (quelli reali) che contribuirebbero in tale modo a renderlo più popolare e più vero del vero.
Amato per la sua saggezza corrispondente ai desiderata individuali veicolati dagli smart-phone, il nostro candidato avrebbe la dote, sconosciuta ai politici in carne ed ossa, della consapevolezza e dell’accettazione del proprio ciclo di vita. Saprà al momento opportuno lasciare lo spazio ad un nuovo politico virtuale, ritornando silenziosamente nel mondo delle idee dal quale era venuto. E così via fino alla fine dei tempi.
Rientro nella realtà e apro a caso il libro: Communication overload, il primato assoluto delle immagini sulle parole: un’immagine di media complessità richiede mediamente 1 secondo e mezzo per essere riconosciuta e memorizzata. Nello stesso tempo possono essere lette solo 8 parole. Vado oltre: la memoria a lungo termine ha una capacità apparentemente illimitata di conservare immagini, ma lo stesso non avviene per i testi (interessante!). Le immagini inoltre comunicano ad un livello di analisi inferiore a quello richiesto dalle parole. Le parole, specie se astratte, richiedono infatti di essere convertite in significati per essere afferrate. E poi lo sappiamo: le giovani generazioni privilegiano il messaggio visivo e multimediale alla lettura. Allora ci siamo, è arrivato il momento del politico avatar.