Affermava il filosofo Protagora che l’essere umano è misura di tutte le cose; nell’ottica del relativismo culturale significherebbe che l’uomo giudica le cose nel contesto della sua cultura e delle sue usanze. Trascorsi ormai 25 secoli l’attuale pensiero corretto ti spiega che se vuoi prenderti cura della tua salute segui allora questi consigli: evita di prendere l’ascensore, bevi almeno 2 litri di acqua al giorno, tieni bassa la pressione, consuma 5 porzioni di frutta al giorno, controlla il colesterolo, evita i grassi, il vino e gli zuccheri … e così via. Soprattutto costringiti a percorrere 10mila passi al giorno.
Nella realtà il corpo umano ha da sempre rappresentato anche la misura fisica delle cose. I pollici, i piedi, le spanne, le braccia, seppur mercatisticamente standardizzati e convertibili nel nostro sistema decimale, continuano ad essere adottati nella loro versione originale, vedi ad esempio per indicare in pollici la dimensione degli schermi televisivi o in piedi l’altezza di volo di un aeromobile.
Piuttosto che parlare di chilometri o, come nei sentieri di montagna, di ore e minuti di percorrenza, il riferimento dell’impegno fisico è al passo, il proprio passo indipendente dalla lunghezza della nostra gamba, della distanza tra un piede e l’altro, dal nostro peso, dalla nostra età … comunque senza tenere in considerazione la velocità e l’inclinazione del terreno (aspetti che fanno la differenza).
Come è facilmente constatabile, i 10mila passi al giorno salutistici rappresentano il parametro di riferimento standardizzato in tutti i contapassi meccanici ed elettronici. Ma perché 10mila e non 5mila oppure 15mila, ci sono studi scientifici al riguardo? No, anche se ci hanno provato. La raccomandazione dei 10mila passi al giorno nasce semplicemente come strategia di marketing per lanciare sul mercato il primo pedometro giapponese in occasione delle Olimpiadi di Tokio del 1964, il manpo-kei (10mila passi in giapponese).
Lo slogan, volto a sostenere e rinforzare il naming del dispositivo, recitava “la salute con 10mila passi al giorno”, una promessa che necessitava di un misuratore di passi, uno stratagemma di marketing per vendere uno strumento di misura fino ad allora non presente sul mercato. 10mila è un numero facile da ricordare, da pubblicizzare e un traguardo raggiungibile nell’arco della giornata indipendentemente dal tempo dedicato all’attività sportiva. Anche lo spostamento da una stanza all’altra serve a cumulare i passi per raggiungere l’obiettivo giornaliero.
Bingo.
Ed infatti ancora oggi a distanza di 60 anni del lancio del pedometro qualsiasi App dedicata al fitness continua a proporre come obiettivo giornaliero lo standard dei 10mila passi anche se non esiste (e non può esistere) un obiettivo valido per tutti.
La comunicazione di marketing che ha sostenuto il dispositivo originale rappresenta anche a distanza di tempo l’asticella mentale alla quale tutti, medici dello sport, preparatori atletici, personal trainer, camminatori, ginnasti … guardano con deferenza, il magico numero che ti mantiene in salute.
Se pensi come me che l’attività fisica dovrebbe essere divertente e motivante piuttosto che contabilmente stressante prepara lo zaino e segui un sentiero di montagna al ritmo che più ti aggrada. Magari senza saperlo superi di gran lunga i 10mila passi imposti dal marketing