Jalil, il protagonista del film francese L’uomo medio + medio (2007), rappresenta l’uomo medio per eccellenza: mediamente intelligente, altezza nella media, vive in una famiglia media e soprattutto rappresenta così perfettamente il cittadino medio da essere in grado di interpretarne opinioni, aspirazioni, sentimenti e atteggiamenti addirittura in valori percentuali.
Jalil partecipa al quiz televisivo “Comme tout le monde”, indovinando esattamente le risultanze delle indagini demoscopiche eseguite da un istituto di ricerche di mercato su 10mila soggetti proprio in vista del quiz televisivo. Su qualsiasi argomento gli venga proposto Jalil possiede la risposta percentualmente esatta delle opinioni dei francesi.
Jalil anticipa così bene le opinioni della popolazione da diventare in breve tempo un personaggio pubblico, fino ad essere consultato addirittura dal Presidente della Repubblica per avere in tempo reale il polso degli elettori in occasione della campagna elettorale.
Una volta che Jalil , uomo medio per eccellenza, diventa consapevole di questo suo incredibile dono, la trama del film cambia radicalmente … Qualcosa di analogo avveniva nel famoso film “La Città Magica (1947)” quando i marketeers scoprivano la città media che da sola rappresenta in miniatura l’opinione percentuale di tutti gli abitanti degli Stati Uniti:
https://it.wikipedia.org/wiki/La_citt%C3%A0_magica#Trama.
Oggigiorno parlare di media, è assolutamente “normale” (ovvero nella norma) ma non sempre è stato così. Normale era un termine utilizzato in geometria per indicare la perpendicolarità; poi il significato si è ampliato fino ad indicare l’ambito della normalità in contrapposizione alla diversità. Lo stesso sembra essere accaduto recentemente alla parola resilienza, tanto di moda, anche a livello governativo, magari affiancata alla parola ripresa (come suonano bene ripresa e resilienza), che era invece riferita all’ambito tecnico per indicare la capacità dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi.
Considerare il proprio stipendio, la propria altezza, il numero di piastrine nel sangue, il quoziente di intelligenza, la capacità respiratoria … normali, nella media, anche con una certa tolleranza, è accettato come standard di riferimento. Anzi, se vogliamo dirla tutta, una delle offese “mediamente” più offensiva delle altre è essere ritenuti anormali, ovvero fuori della norma (o della media, che dir si voglia).
Ma come e quando è nata l’idea della persona media? Sì, perché a ben pensarci la medianità, a torto ritenuta una banale considerazione, è un’idea storicamente abbastanza recente che ha modificato in profondità il modo in cui le persone pensano le une delle altre e persino di sé stesse quando si confrontano con l’altrui media, a volte preoccupati di collocarsi sotto la media o soddisfatte di ritrovarsi al di sopra.
L’intuizione della media venne al belga Adolphe Quetelet, di professione astronomo, che aveva trascorso la sua vita professionale cercando di intuire i modelli matematici nascosti nel Cosmo.
Quetelet si chiese se era possibile utilizzare la matematica applicata all’astronomia anche alla società umana per interpretare gli aspetti, apparentemente caotici, del comportamento sociale degli individui.
Quetelet, siamo nel XIX secolo, viveva nell’ epoca della nascita della struttura burocratica delle Nazioni e la conseguente crescita della disponibilità e raccolta di dati statistici. Infatti per la prima volta, per una gestione più efficiente della macchina statale, venivano raccolti in continuazione dati sul numero delle nascite, dei morti, sulla cittadinanza e sui movimenti delle popolazioni, sul numero dei detenuti, sulla produzione agricola e così via dicendo. Questi dati erano però disorganizzati e non fornivano ulteriori informazioni aggregate per poter essere profittevolmente analizzate.
Quetelet ebbe la possibilità di accedere ai dati delle circonferenze del torace di circa 6000 soldati scozzesi e non fece altro che sommare tutte quelle misure per poi dividerle per il numero totale dei soldati. Per la prima volta era stata calcolata una media aritmetica, operazione oggi considerata una banalità. Cosa significava nei fatti questa media? Per Quetelet a questo valore la natura aspirava, implacabilmente.
Alla ricerca della dimensione segreta dell’uomo medio Quetelet iniziò a calcolare la media di ogni attributo umano: la statura media, la carnagione media, il peso medio, ma anche le nascite medie per anno, il numero medio di persone povere, la tipologia dei crimini, i tassi di suicidio, eccetera.
Questi valori medi rappresentavano la perfezione naturale dell’uomo medio e naturalmente tutto quello che era distante da queste medie doveva essere una deviazione, una mostruosità.
Il singolo individuo diventava pertanto sinonimo di errore, mentre la persona media rappresentava l’essere umano perfetto, e l’Uomo Medio rappresentava quindi la perfezione stessa, un ideale a cui la Natura aspirava, senza errori.
Visto che la media dei suicidi si manteneva stabile di anno in anno risultò evidente a Quetelet (interessante intuizione) che esisteva una propensione media al suicidio e se questa media variava significava che erano intervenuti altri fattori. Le rilevazioni statistiche condotte sul suicidio influiranno sui successivi studi di Émile Durkheim che vide in alcuni fattori sociali l’origine della propensione al suicidio.
Oggigiorno parlare di valori medi è cosa scontata, e se non disponessimo dei valori medi le notizie perderebbero di possibilità di confronto e mancherebbero di significato. Nel lavoro, nella scuola, nello sport, così come in tutte le attività, umane e non, l’utilizzo delle medie consente di parametrarsi e capire quando siamo distanti, in più o in meno, dai valori medi (valori medi con dei limiti di variabilità accettabili sia al di sopra che al di sotto della media) al di fuori dei quali siamo di fronte a uno stato patologico o anormale.
Vero è che l’individuo medio non esiste in natura, che si tratta di un’astrazione, e tuttavia l’indice di massa corporea, ovvero “l’indice di Quetelet”, viene utilizzato comunemente anche oggi come indicatore dello stato peso forma nelle forme di obesità che incidono sulla salute dell’individuo. Fu sempre Quetelet a promuovere la nascita nel 1834 della “Statistical Society of London” e successivamente del primo “Congresso Internazionale di Statistica” nel 1853 a Bruxelles.
Nei suoi studi di statistica, Quetelet è andato oltre il calcolo della media e dell’analisi univariata utilizzando nei suoi studi sulla popolazione sia l’analisi bivariata (gli incroci tra due variabili che consentono di evidenziare eventuali correlazioni) che i primi rudimenti di analisi multivariata, anche con tre e quattro variabili.
Pensiamo alla capacità di sintesi di questa frase ricorrendo alle medie: Le imprese statali sono mediamente meno produttive delle aziende private, il che potrebbe indicare carenze nella governance pubblica.
Mi sento di affermare: W la media, semplice ed essenziale.
Il debito che tutti i ricercatori, in qualsiasi ambito operino, hanno verso Quetelet, a mio avviso, vero padre della statistica, è incommensurabile.
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