“Morte tragica e misteriosa” i giornali titolano, in riferimento a personalità del mondo dello spettacolo inaspettatamente trapassate a miglior vita. Dal punto di vista del marketing il decesso di una celebrity può in effetti rappresentare una magnifica occasione, almeno quando il deceduto ha il buon gusto di defungere nel momento giusto, dopo il culmine della carriera, ma disponendo ancora di una base consolidata di fan.
Al Licensing Expo di Las Vegas, la fiera mondiale sulla cessione dei diritti d’uso, si possono acquistare i “branding rights” delle più grandi celebrità del “mondo dei più”; non solo stelle dello spettacolo ma anche dello sport, della politica, persino scienziati (anche loro possono possono essere trasformati in vedette).
Mark Roesler è uno degli specialisti che lavorano con l’immagine dei personaggi più famosi ed il ritorno di immagine effettivamente è consistente. I prodotti correlati ai testimonial del passato aumentano considerevolmente subito dopo il funesto accadimento e più questo è stato improvviso e tragico e più le vendite aumentano.
Il motivo? Le celebrities sono collegate ad alcuni dei più intensi momenti della propria esistenza: una canzone, un film, una partita di calcio, un leader politico (pensiamo a J.F, Kennedy). Il riaffiorare di queste emozioni veicolate dall’immagine di un personaggio famoso associate al proprio prodotto può esser estremamente redditizio.
Di cosa hai bisogno? Di James Dean (il ribelle), di Marilyn Monroe (la Venere bionda), di Bob Marley (il dio del reggae), di Albert Einstein (lo scienziato dal look stramapalato), oppure di Elvis (The Pelvis)? Considera comunque che il più grande di tutti rimane Michael Jackson, primo in classifica tra i brand delle celebrità passate a miglior vita. Si può persino affermare che ha reso persino molto più da morto che da vivo. Nel primo mese dopo la sua morte, Michael Jackson ha venduto 4 milioni di album, e secondo la società che ne gestisce i diritti, lo sfruttamento è solo agli inizi nella fondata convinzione che il Re del Pop sarà ricordato anche da quanti (le prossime generazioni) non lo hanno mai visto. Il re della Pop è stato utilizzato per promuovere anche magliette, profumi…
E questo in effetti è stato il destino di James Dean, morto a 24 anni in un incidente d’auto, quando ancora il suo primo film era in circolazione. La Warner ha investito moltissimo sull’attore prematuramente scomparso e non solo ha reso James Dean il simbolo supremo della ribellione adolescenziale, ma addirittura è riuscita a farlo diventare il primo attore ad essere candidato all’Oscar postumo. Ancora oggi la sua immagine riecheggia quando si parla di moda e comportamenti di ribellione giovanili.
La tecnologia oggi garantisce inoltre un’autentica immortalità alle celebrities (non più riservata esclusivamente a Paperino e Topolino). Così Elvis Presley è riuscito a cantare con Celine Dion molto tempo dopo la sua morte, grazie agli ologrammi.
Così per la magia del marketing i personaggi dell’effimero si trasformano nelle divinità di un nuovo Olimpo, eternamente giovani ed immortali, continuamente presenti nelle nostre vite; in virtù di questa divinizzazione tutto quel che investono può essere trasformato in un prodotto vincente, anche post-mortem.
Altro che RIP!