Sosteneva Cesare Beccaria nel suo libro “Dei delitti e delle Pene” che “la pena non deve essere una violenza di uno o di molti contro un cittadino”, “la pena deve essere essenzialmente pubblica, pronta, necessaria, la minima delle possibili e proporzionata ai delitti commessi come dettato dalle leggi”. In definitiva secondo Beccaria lo scopo della pena è fare in modo che un danno commesso nei confronti della società non si ripeta e di scoraggiarne altri. Il condannato ad una pena detentiva, a questo scopo, può essere inoltre obbligato a svolgere durante la detenzione un’attività volta alla sua rieducazione e al suo reinserimento nella società.
L’editore ha lanciato una straordinaria campagna di marketing aiutando i detenuti a creare un club del libro; successivamente ha donato al carcere un gran numero di libri, trasformando i carcerati in critici letterari. Da un sondaggio condotto nel Distretto Federale è sorprendentemente emerso che i detenuti leggevano nove volte di più rispetto alla media nazionale. Sulla base di questo esempio adesso le carceri brasiliane riducono la pena dei detenuti in semilibertà da un minimo di 4 giorni fino a un massimo di 48 giorni all’anno per ogni libro che leggono e sul quale scrivono una recensione. L’editore Carambaia insieme al Consiglio Nazionale della Giustizia https://www.cnj.jus.br/ ha messo a punto un programma denominato The Prison Review. Ogni recensione viene valutata da una commissione e può comportare quattro giorni di remissione della pena.
Questo programma non solo ha contribuito a migliorare la capacità di lettura e scrittura dei detenuti ma anche consentito alla casa editrice la possibilità di lanciare un’innovativa campagna pubblicitaria. Le recensioni dei detenuti infatti sono state utilizzate per promuovere libri e riviste, ma anche utilizzate nei social e negli spot radiofonici, anche realizzando materiali di cancelleria e segnalibri con l’immagine del recensore e della recensione. Sono stati anche realizzati dei video nei quali i detenuti leggevano le loro impressioni sul libro recensito, sottolineando quanto la partecipazione al progetto avesse arricchito le loro vite.
Riassumendo si potrebbe affermare che il progetto The Prison Review ha di fatto consentito ai detenuti di riscrivere da capo il proprio destino.
Secondo un sondaggio di Ibope, il 48% dei brasiliani non legge e ogni anno almeno un milione di brasiliani (su 100 milioni di lettori) abbandona la lettura. Il 30% non ha mai acquistato un libro. Attraverso l’iniziativa di Carambaia si è visto che i detenuti non solo leggono 9 volte di più rispetto alla media nazionale ma da adesso scrivono anche recensioni. A questo punto percepisco la tua curiosità di conoscere la situazione della lettura in Italia. Bene, nel Bel Paese (terra di santi, poeti e … scrittori) sono il 39% a non leggere. Sono le donne a leggere maggiormente rispetto agli uomini e di anno in anno aumenta non solo il divario ma anche l’intensità di lettura che premia soprattutto la donne. In Italia si pubblicano ogni giorno (ogni giorno) 237 libri, quindi 87mila all’anno per complessive 192 milioni di copie di cui circa il 67% sono rappresentati dalle “novità”, spesso di scrittori statunitensi con un battage pubblicitario imponente all’interno delle librerie, e un ulteriore 21% editoria scolastica. Molto elevato l’invenduto, specie dei piccoli editori, che prende dopo pochi mesi la via del macero.
Tornando all’esperienza brasiliana vediamo che attraverso “The Prison Reviews“è stato possibile far conoscere alla popolazione le recensioni scritte da inusuali critici di libri da una prospettiva più profonda e diversa, diventando la base per le lezioni di lettura, pensiero critico e scrittura. Se lo desideri puoi sentire dalle stesse parole dei detenuti come questo lavoro li abbia influenzati e cambiato le loro vite.
Tutti i dettagli del progetto sono disponibili in questo video https://www.youtube.com/watch?v=EnzMDu59BcU
Questa a seguire è la recensione del detenuto Wilson de Sousa al libro “Uomini in guerra”, un atto di denuncia scritto nel 1917 da Andreas Latzko, ufficiale dell’esercito austroungarico proprio durante la Grande Guerra. Forse il primo romanzo di denuncia sugli orrori del conflitto. Il libro fu tradotto in diverse lingue e prontamente censurato nei Paesi coinvolti nel conflitto. Latzko fu poi identificato come l’autore e privato del suo grado militare.
Scrive de Souza nella sua recensione: “Il vincitore di una guerra non lotta, comanda. Lui non teme niente eccetto una cosa: la fine della guerra…
Ahi, gli orrori della guerra, la saudade della famiglia, i traumi sofferti da chi sopravvive sia di chi vince la guerra sia di chi la perde… Raccomando a tutti coloro che hanno uno stomaco sufficientemente forte di leggere e apprendere che cosa significa la realtà della guerra, visto che quello che è raccontato nel libro non è molto diverso da quello che sentiamo nei nostri notiziari attuali”
Molta strada è stata percorsa dal sistema giudiziario brasiliano da quando il samba in Brasile era illegale e chi lo suonava veniva addirittura imprigionato.
Eh si! Sembra incredibile, ma suonare il samba in Brasile una volta era un buon motivo per essere arrestato e subire persecuzioni da parte della legge e delle autorità a quel tempo fortemente razziste (si deve tener conto che la schiavitù era stata abolita, ma solo ufficialmente, pochi anni prima, nel 1888).
In altre parole, essere un sambista nel 1900 era sinonimo di “vagabondo” e, per associazione, un “bandito”.
Oggi il samba nelle sue varianti è il ritmo più ascoltato nel Paese. Come ebbe a dire Vinicius de Moraes “ nulla al mondo è comparabile con la bellezza del samba” e, a questo punto, lo hanno capito in molti. https://www.freniricerchedimarketing.com/eu-sou-o-marketing-musical/