“La creatività da adesso è un qualche cosa che puoi chiudere e aprire come un rubinetto. È un’esperienza, un’espressione del nostro modo di vivere che deve essere coltivata. Questo processo di arricchimento significa che la creatività è un’abilità, un’arte e uno stile di vita”.
Questa frase illustra efficacemente cosa rappresentava per Osborn il processo creativo. Ma, chi era costui? Alex Osborn è colui che ha inventato il brainstorming, un metodo per individuare nuove idee per nuovi prodotti e servizi e a questo proposito ci ha regalato oltre che la meccanica con cui si svolge un brainstorming anche una check list al fine di osservare il nostro prodotto (esistente o da creare) sotto nuove, diverse, prospettive.
Qui a seguire riportiamo una breve lista di alcune domande (delle 73 previste da Osborn) che bisogna porsi per costruire o ricostruire il nostro prodotto:
- Quali altri prodotti sono simili al nostro?
- Come posso cambiare questo prodotto?
- Cosa posso aggiungere a questo prodotto per migliorarlo?
- Cosa posso togliere a questo prodotto per semplificarlo al massimo e ridurlo alla sua funzionalità di base?
- Cosa posso usare al posto di questo prodotto per fare quello che intendo fare?
- Come posso alterare la composizione di questo prodotto?
- Quali altri elementi posso inserire per renderlo un nuovo prodotto?
E così via dicendo.
Fin dalla sua nascita, nel 1941, la tecnica del brainstorming si è diffusa in tutto il mondo ed è stata adottata da tutti coloro – aziende, privati, organizzazioni e istituzioni – per risolvere problemi e creare nuovi prodotti e servizi.
Naturalmente, a seguire, ci sono stati altri contributi per affinare le tecniche di brainstorming e di sviluppo della creatività (a partire dal fondamentale contributo del maltese Edward De Bono, padre del “pensiero laterale”).
Ma forse, ritengo, a seguito di alcune esperienze dirette, ci potrebbe essere un’altra attività connessa per rinforzare il processo creativo del brainstorming.
La macchina del pensiero disporrebbe di oltre 100 miliardi di neuroni e di un numero di connessioni molto superiore. Ancora non si sa di preciso come funzioni, come possa prendere forma da questo sterminato oceano di segnali elettrici e chimici un’idea, magari nuova, insolita, originale…
Anche se non so perché, mi capita che nel corso delle mie settimanali passeggiate sull’Appennino toscano il motore delle idee si attivi, i pensieri si succedano ed accavallino, che le domande suscitino ulteriori domande e poi risposte che magari corrispondano a soluzioni a problemi o a loro volta partoriscano nuovi spunti creativi. Così, almeno qualche volta, senza uno sforzo consapevole, si ordina la sequenza degli impegni per la settimana od anche la struttura di un documento.
Nella mia esperienza almeno, la fonte della creatività si alimenta sia di isolamento che di condivisione con altri delle idee in corso di elaborazione. Il motore creativo della mente viene cioè messo in movimento sia dall’indisturbato fluire del pensiero da un’idea all’altra sia dal far partecipare gli altri delle mie riflessioni, in modo che dall’incontro con nuove informazioni nuove elaborazioni vengano suscitate.
Per superare i limiti del processo di brainstorming, spesso condizionato nei risultati dal contrasto tra personalità introverse (che tendono a tenere per sé i propri pensieri) e personalità estroverse (che tendono a sovrastare le opinioni formulate dagli altri), proprio una passeggiata potrebbe essere la risposta migliore. Come ben sintetizzato da Raymond Myers “Se cercate idee creative andate a piedi. Gli angeli sussurrano all’uomo quando passeggia”.
Una passeggiata nel verde non solo sollecita i muscoli e la circolazione, ma anche stimola i processi mentali. Siccome l’impegno fisico è limitato si può allora entrare in uno stato rilassato nel quale la mente può liberamente vagabondare inseguendo nuovi pensieri, nuove idee…
Questa è appunto, a mio avviso, la situazione ottimale per un brainstorming fruttuoso. Così, a conclusione di una prima sessione di brainstorming, viene redatto un documento cartaceo che riassume le idee emerse; ogni partecipante al gruppo di discussione ne riceve una copia e si allontana per una passeggiata in solitario, almeno un’ora.
Meglio comunque sarebbe rimandare il prosieguo dell’incontro al giorno dopo. Non solo la passeggiata consente la riflessione rimescolando i pensieri ed agevolando lo scambio di opinioni ma anche la notte, portando consiglio, genera nuove idee e soluzioni. Importante è, al risveglio, prendere subito nota di tutto quanto ricordiamo.
Dopo la passeggiata (o meglio il giorno seguente) ci si rimette a discutere, aggiungendo alle prime risultanze i benefici delle ultime riflessioni.
Molte sono le tecniche di brainstorming per generare idee ma, al di là della tecnica utilizzata, se al termine della fase divergente, e prima di passare a quella convergente, inseriamo una bella passeggiata per una ulteriore rielaborazione delle idee in proprio, il salto di qualità risulterà evidente.
Come sosteneva Nietzsche, un filosofo che era anche un instancabile camminatore: “Tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina”.
E come non dargli ragione!