C’è chi afferma che hanno tradito la nostra fiducia.
È comunque vero che dagli opinionisti, dai sondaggisti e dai giornalisti ci aspettiamo interpretazioni, analisi, premonizioni e chiavi di lettura dei fenomeni sociali. Ci rifiutiamo di credere che vi siano sfacciate operazioni da parte di istituzioni, per loro natura sopra le parti, volte a condizionare l’elettorato.
Ma è pur vero che tutti i sondaggi condotti fino all’ultimo secondo sono stati sbugiardati dalla dura realtà del voto.
𝐔𝐧𝐚 𝐖𝐚𝐭𝐞𝐫𝐥𝐨𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐞𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨𝐫𝐚𝐥𝐢.
Negli Stati Uniti, tra l’altro, non vi è neppure la scusa dell’errore dovuto alla legge sul silenzio elettorale dei 15 giorni che contraddistingue l’Italia (un unicum nelle nazioni definite come civili). Leggi un nostro vecchio post https://www.freniricerchedimarketing.com/sempre-sul…/ .
Negli Stati Uniti, infatti, i sondaggi possono essere diffusi anche a spoglio in corso, quindi dovrebbero essere a prova di errore. E invece, tutti indicavano un testa a testa tra i due candidati, se non addirittura la candidata dem leggermente avanti a Trump.
Possibile un errore così madornale?
I sondaggi, tutti, diffusi dai maggiori istituti, quelli che operano a livello globale, così come quelli pubblicati dai più blasonati sondaggisti, davano un testa a testa se non una vittoria della Harris per un paio di punti. Ann Selzer, nel tanto discusso sondaggio dell’Iowa pubblicato poco prima delle elezioni, indicava un vantaggio di tre punti per la Harris, mentre nel New Jersey si prevedeva che Harris avrebbe vinto con quasi 20 punti percentuali di vantaggio.
Si deve tener presente che, in tutti i casi, non si è mai trattato di sondaggi “one shot”, bensì di rilevazioni regolari e continuative che, quando ben realizzate, sono in grado di misurare oltre al consenso anche le variazioni e le tendenze dei fenomeni socio-elettorali. Singolare comunque che tutto il mercato delle scommesse avesse ampiamente previsto l’esito elettorale. Giustamente, lo slogan di Polymarket recita: “Previsioni in tempo reale e accurate dal più grande mercato di previsioni al mondo”. https://polymarket.com/elections
Quando si punta denaro, dollari veri, sul candidato ritenuto vincente, viene quasi sempre indicata la motivazione della scelta. Sarebbe bastato far leggere e disaggregare in cluster omogenei queste asserzioni a una qualsiasi IA per capire i motivi per cui Trump era considerato dalla maggioranza degli scommettitori vincente al 100%.
𝐈𝐧𝐭𝐞𝐫𝐞𝐬𝐬𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐥’𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐁𝐁𝐂 𝐜𝐡𝐞, 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐚 𝐞𝐱 𝐩𝐨𝐬𝐭, 𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚 𝐢𝐥 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐬𝐮𝐢 𝐦𝐨𝐭𝐢𝐯𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐮𝐢 𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐝𝐚𝐠𝐠𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐯𝐞𝐯𝐚𝐧𝐨 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐢𝐬𝐭𝐨 𝐥’𝐚𝐟𝐟𝐞𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐓𝐫𝐮𝐦𝐩.
La BBC ci informa che gli “esperti” affermano che i tassi di risposta ai sondaggi sono crollati, poiché è diventato più facile per le persone filtrare le chiamate provenienti da numeri sconosciuti.
Inoltre prosegue, il calo ha coinciso con una crescente sfiducia nei confronti dei media e delle istituzioni, una caratteristica particolarmente pronunciata tra i sostenitori di Trump che ha portato alla loro sottorappresentazione.
Quest’anno, gli elettori inclini a compilare sondaggi online avevano più probabilità di essere democratici, come ha detto James Johnson della società di sondaggi JL Partners con sede a Londra.
Chissà, forse il prossimo anno l’inclinazione degli elettori sarà diversa.
Ed infine: molti sondaggisti hanno iniziato a utilizzare sondaggi online, ma gli esperti affermano che questi ultimi sono noti per la loro inaffidabilità. E allora perché li utilizzano?
E tutto questo birignao rivolto ai lettori dovrebbe giustificare la clamorosa debacle?
Non mi sembra serio, a meno che la vera forza predittiva dei sondaggi consista nella loro capacità di influire sul voto convincendo il folto gruppo degli indecisi a stare dalla parte giusta. Si tratta di un fenomeno studiato e accertato nella sua efficacia di spostare i consensi, visto che a nessuno piace essere dalla parte dei perdenti.
Infine, una coincidenza.
Negli Stati Uniti, alcuni stati richiedono agli elettori di presentare un documento d’identità con foto, altri non richiedono un documento d’identità con foto, mentre altri, come la California, non richiedono alcun documento d’identità.
È singolare constatare la coincidenza che la Harris abbia vinto proprio negli stati nei quali non sono richiesti documenti per votare (Oregon, New Mexico, Minnesota…).
𝐀𝐧𝐨𝐦𝐚𝐥𝐢𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐚?
Per i curiosi sull’importanza dello slogan Make America Great Again e la sua capacita’ di spostare i voti leggi https://www.freniricerchedimarketing.com/la-potenza-di…/