Vi siete mai chiesti se una trota morta possa nuotare o se e’ possibile utilizzare dei piccioni per guidare delle bombe?
No?
Beh, c’è chi invece ha dedicato la propria vita a queste fondamentali questioni… ed ha vinto il premio IgNobel.
Questa iniziativa, la consegna dell’IgNobel, come ogni anno a presentata da autentici Nobel, premia gli studi più bizzarri e stravaganti portati avanti da scienziati particolarmente curiosi di tutto il mondo.
Gli IgNobel ci ricordano che la scienza non è solo rigore e serietà, ma anche curiosità, gioco e un pizzico di follia. E che, a volte, le domande più strane possono portare alle scoperte più inaspettate.
Anche quest’anno gli IgNobel 2024, i premi che celebrano le ricerche più strane e improbabili, non hanno deluso le aspettative.
Ad esempio nell’ambito della Medicina è stato assegnato un premio ad uno studio che ha dimostrato come un placebo che provoca dolore sia più efficace di un placebo che non lo provoca mentre un’altra ricerca ha esplorato la possibilità di alcuni mammiferi di respirare dall’ano e un’altra ricerca ancora ha analizzato la variazione della flora batterica in bocca dopo un bacio appassionato.
Incredibile, per la botanica, una ricerca ha dimostrato come alcune piante vere, se vicine a piante di plastica, finiscano per imitarne le forme (viene il sospetto che abbiano una sorta di occhi).
Per la fisica e’ stato invece dimostrato che anche una trota morta può nuotare (più lentamente, ovvio).
La legge di Murphy ha invece trovato la sua più grande conferma nella ricerca sulla probabilità del lancio delle monete sia in teoria sia nella pratica con 350.757 esperimenti. Quando si lancia una moneta questa tende a cadere dalla stessa parte da cui è partita. Wow, la scienza probabilistica ci viene in aiuto!
Adesso vorrei però ricordare il premio IgNobel per l’ Economia, meritatamente assegnato nel 2016, alla ricerca per valutare 𝐥𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐞𝐩𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐭𝐫𝐞 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐩𝐢𝐞𝐭𝐫𝐞, aspetto che compete anche la mia attività di ricercatore, sulla percezione e attribuzione di tratti di personalità a prodotti, oggetti inanimati, suoni e parole.
La brand personality, per dirla nella lingua dei markettari, è un concetto, originariamente sviluppato da Aacker, per cui la brand image non si limita a corrispondere ad un prodotto ma possiede (nel senso che comunica al consumatore) anche tratti caratteriali che ne innalzano l’apprezzamento.
È quindi quella della brand personality una tematica seria e di grande rilievo in questo settore; ad esempio alcuni ricercatori della Stanford University hanno valutato i tratti della personalità di brand quali Bic, Marlboro, Merriot, così come nella pratica quotidiana tutti gli istituti di ricerca tracciano dei profili di personalità di prodotti e aziende.
La ricerca insignita del prestigioso IgNobel 2016 prevedeva la presentazione di alcune immagini di 3 pietre come stimoli per introdurre domande su quale pietra fosse più sincera e quale più intelligente… Si è così evidenziato (vedi immagine) come la pietra denominata G fosse la più glamour e la più contemporanea, mentre quella denominata H la più sentimentale; invece quella I appariva addirittura la più indipendente. https://improbable.com/…/interview-with-personality-of…/
Ma in effetti nelle ricerche che abbiamo avuto occasione di condurre abbiamo sempre verificato che gli attributi di personalità dei prodotti risultano decisivi nel determinare l’accoglienza, o meno del prodotto, e ne possono determinare anche il prezzo.
Meditate, meditate sulle debolezze di come percepiamo gli oggetti..
Nessuna meraviglia quindi nello scoprire che anche le pietre hanno una loro personalità, ahimè, almeno per ora, non l’anima.