Quando pensiamo alla deforestazione selvaggia, la prima area geografica che ci viene in mente è l’Amazzonia. E’ solo questione di branding di marketing del territorio, come abbiamo già avuto modo di scrivere nel nostro “AMAZZONIA vs CERRADO, una questione di immagine”
In realtà, le aree deforestate dell’Amazzonia da una decina di anni sono state protette, almeno sulla carta, da una moratoria, pertanto il bioma dove maggiormente avanza l’agricoltura su larga scala è diventato il Cerrado. Il genetista americano Norman Borlang ha definito il cerrado “la più grande zona di espansione agricola al mondo” zona nella quale operano i grandi marchi dell’agricoltura industriale, Monsanto e Syngenta (con i semi trangenici) e Bayer (con i pesticidi). La soia del Mato Grosso proviene per oltre il 90% da specie geneticamente modificate per poter sopravvivere ad un habitat diverso da quello nel quale sono nate.
Oggi la produzione di cereali è quattro volte maggiore nel Cerrado di quella dell’Amazzonia. Ma cosa rappresenta questo territorio sconosciuto? Il Cerrado si estende attraverso 18 stati, e rappresenta il 22% del territorio brasiliano, 2 milioni di km2, praticamente un’area grande almeno quanto tutta l’Europa. Nonostante l’imponenza niente si conosce di questo territorio, talvolta neppure della sua esistenza.
L’immagine che potete vedere, estratta dal sito della NASA rappresenta il MaToPiBa (dagli acronimi di quattro stati nordestini: Maranhao, Tocantins, Piaui e Bahia).
La maggior parte della superficie di quest’area è coltivata a soia i cui fagioli sono impiegati per oltre il 90% nell’alimentazione animale, proprio quelli, gli animali, a partire dai polli, che poi troviamo nella grande distribuzione.
Anche il WWF nei suoi dossier continua ad indicare la coltivazione della soia come minaccia per l’Amazzonia. Sempre questione di branding, tutti conoscono l’Amazzonia e si ergono a sua difesa, pochi il Cerrado.
Recentemente, l’Accademia Brasiliana delle Scienze ha affermato che il Cerrado “è il tipo di savana più minacciato dall’attività umana in tutto il mondo”. il Ministero dell’Ambiente rincara la dose “Le aree occupate dalla vegetazione nativa vengono sostituite da pascoli, agricoltura, silvicoltura, urbanizzazione ed estrazione mineraria che in molte situazioni portano all’esproprio dei territori delle popolazioni indigene e tradizionali”.
Di fronte a questo scempio il mondo sembra praticamente immobile e questo solo perché il Cerrado non è stato oggetto di un’operazione di marketing territoriale. Un territorio non conosciuto, così come un prodotto non conosciuto, così come un’opera d’arte non conosciuta e così via dicendo, semplicemente non esiste e non può essere oggetto di promozione o di difesa eppure, se non esisti ma hai un nome, allora esisti, vedi babbo natale.
Diamo al Cerrado almeno la dignità di esistere con un pizzico di marketing a fin di bene (indispensabile per ristabilire la verità sulla vera emergenza e su cosa sia inderogabile per il pianeta intero).