Questa estate la Francia ha bandito, a partire dal 2020, le stoviglie in plastica “usa e getta”. In nome della salvaguardia dell’ambiente, e della “transizione energetica”, piatti, bicchieri, posate in plastica saranno condannati all’estinzione, al pari dei dinosauri e degli shopper per la spesa. Fra i motivi invocati c’è appunto il superamento del problema del riciclaggio dei materiali plastici, con i relativi costi energetici e di emissione di sostanze nocive nell’atmosfera.
Ogni anno in Francia verrebbero gettati nei rifiuti 5 miliardi di oggetti in plastica e 17 miliardi di shopper.
Progressivamente, in modo da consentire comunque lo smaltimento delle scorte, le nuove disposizioni decretano la sostituzione della plastica con materiali riciclabili o di origine vegetale (inizialmente il 50% dovrà essere biodegradabile); dal 2025 la plastica dovrà (quasi) completamente scomparire dalle stoviglie. La legge si applica non solo ai privati ma anche a strutture quali supermercati, bar e ristoranti.
È un provvedimento questo che ambisce a collocare la Francia in posizione di avanguardia sulla tematica ambientalista, come un esempio da seguire per gli altri paesi.
Perplessità sono state espresse sull’applicabilità della legge nell’attuale contesto di libera circolazione delle merci all’interno dell’Unione Europea perché danneggerebbe i consumatori. Comunque vada l’impatto greenwashing sulla brand image nazionale è ragguardevole.