Per il mondo della politica, cioè per quelli che la politica la fanno di mestiere, questo è tempo di attesa, ma non delle festività, bensì dei risultati delle elezioni regionali in Emilia-Romagna.
Chi vincerà? Bella domanda.
Difficile rispondere? Più no che sì!
Nel senso che sono stati realizzati innumerevoli sondaggi da parte di vari istituti in un arco di tempo sufficientemente lungo da consentire una meta-analisi longitudinale con inferenze attendibili sulle tendenze in atto.
Al momento (fine dicembre 2019) Stefano Bonaccini, il candidato del CentroSinistra prevale di 2, 3 punti su Lucia Borgonzoni del CentroDestra (un mese prima, a metà novembre il candidato del CentroSinistra segnava un vantaggio di 9 punti).
L’operato dell’amministrazione guidata da Stefano Bonaccini è stato giudicato positivamente dall’80% (molto + abbastanza) degli elettori ed il suo livello personale di fiducia sfiora il 70% (il livello massimo che un amministratore possa ottenere a fine mandato).
Eppure, a nostro avviso, nonostante il clima politico ondivago, osservando le tendenze piuttosto che i sondaggi presi singolarmente, si conferma la predominanza della formazione politica più robusta, che non mostra cedimenti.
Le formazioni politiche che le si contrappongono risultano invece carenti di appeal, essendosi schierate a protezione dell’esistente e non in preparazione di un mondo diverso, che viene percepito come migliore.
Il futuro delle scelte di voto è sempre già scritto, per chi vuole scrutare oggettivamente nel passato, e viene solo rinsaldato nel presente.
Sempre a nostro modesto avviso, pretendere di invertire le tendenze che al momento non mostrano segni di inversione, è come voler fermare il vento con le mani.
Senza un profondo rimescolamento delle carte, con una nuova offerta veloce, incisiva e drammatica (c’è l’esigenza di discontinuità) tale da ricomporre la distribuzione degli orientamenti di voto, scivoliamo verso la vittoria di Lucia Borgonzoni.
La candidata del Centro Destra – sempre a nostro modesto parere – viene data erroneamente in svantaggio dai diversi sondaggi, se osservati nella loro capacità predittiva one-shot.
Ma, in un sondaggio che si svolge in un clima politico così acceso, va considerato l’effetto della spirale del silenzio sull’ostensività del proprio voto.
L’ultima parola va comunque agli elettori che con il cosiddetto “voto di pietra”, in contrapposizione al cosiddetto “voto di paglia” dei sondaggi di opinione (il lasciar cadere un po’ di paglia mostra da che parte tira il vento), sceglieranno il loro destino.