Ho decisamente apprezzato la tematica affrontata nell’ultimo numero del settimanale L’Espresso rivolta all’esplorazione del mondo di coloro che vanno a votare per la prima volta (11.615.000 cittadini). Interessanti anche i commenti da parte di alcune delle firme più importanti sui dati raccolti direttamente dal settimanale.
Purtroppo però nel corso della lettura, ho potuto constatare che i dati non si riferivano ad una inchiesta demoscopica ma si trattava di dati raccolti tramite una chat sviluppata con un modulo Google.
Mi sono chiesto il perché L’Espresso, settimanale di innegabile rilevanza, non si sia servito di un vero sondaggio (con tutti i limiti che questo sappiamo avere) piuttosto che di un’inchiesta priva di una validazione. La copertina del settimanale, dando per inequivocabili alcuni insight scaturiti dall’indagine titolava “LA PRIMA VOLTA. Destra, sinistra, anzi nessuno. Per chi voteranno i nati nel 2000. Con quali motivazioni e influenzati da cosa. Il ritratto della Generazione Zero in una inchiesta esclusiva”, ma lo strillo presente sulla copertina si smorzava nelle pagine interne quando presentando nella sua interezza il dossier di 11 pagine, veniva indicata la metodologia seguita nella raccolta dei dati, il lettore veniva infatti avvertito “non si tratta di un sondaggio rappresentativo con valore statistico”. Numeri e percentuali sono stati analizzati e commentati ed anche disaggregati per singole città, stimando sia il voto per i diversi partiti che la partecipazione alle urne. Un grafico puntualizzava che il 40,3% dei rispondenti non intende andare a votare, mentre un’altra scritta inserita in un box affermava che Casa Pound superebbe il quorum (specificando “se votasse solo questo campione”).
Sinceramente, avremmo preferito da parte de L’Espresso, di analizzare dei dati scaturiti da un sondaggio demoscopico evitando quantomeno l’autoestrazione dei partecipanti. A nostro avviso basandosi su un sondaggio la notizia avrebbe potuto essere ben più efficace e il dibattito a seguire più attenzionale e credibile ma forse la nostra è solo una considerazione dovuta dalla nostra attività professionale.