L’attuale disposizione dei tasti sulle tastiere dei PC (denominata QWERTY dalla sequenza dei tasti sulla riga più in alto dei caratteri alfabetici) conseguiva all’esigenza di ridurre l’eventualità di un incastro dei martelletti nelle macchine da scrivere della seconda metà dell’800. Remington ne acquisì il brevetto e l’impose al mondo (cioè alle dattilografe che come unica attività battevano a macchina).
Poco senso avrebbe avuto la disposizione QWERTY per le successive generazioni di macchine da scrivere elettroniche e meno che mai con le tastiere dei terminali informatici. Sono state comunque progettate tastiere più efficienti della QWERTY ma che hanno trovato sul mercato uno spazio solo marginale.
Per capirne il perché basta pensare al disorientamento che provoca la semplice riorganizzazione dell’interfaccia di un programma informatico quando gestualità ormai acquisite ed assimilate al punto da rendersi pressoché automatiche vengono sconvolte dal semplice spostamento di una voce di menù. Per questo è molto scomodo transitare da un word processor ad un altro: qualunque modifica all’interfaccia suscita fastidio ed impazienza. E proprio in virtù di queste resistenze al nuovo ci rivolgiamo a quello con cui abbiamo la massima dimestichezza.
Così, anche se le ragioni per la sua affermazione sono più che obsolete, QWERTY resiste ancora e sempre, persino sulle tastiere virtuali dei tablet, perché, regina del mondo, come giustamente lo storico Erodoto ha affermato, è la consuetudine.
Anche la ricerca di mercato deve fare i conti con la potenza della consuetudine nella sua capacità di freno all’innovazione; spesso è più importante conoscere quello che non può essere alterato di quello che invece va rinnovato. Molti stilisti più volte hanno tentato di lasciarsi dietro il jeans in favore di altri filati, ma i consumatori, testardi, non li hanno voluti seguire. Molti, ma molti, prodotti considerati dal pubblico come fortemente innovativi (concettualmente) si trasformano in flop nelle loro applicazioni pratiche (zero vendite). E qui entra in gioco l’esperienza del ricercatore e il metodo impiegato nella ricerca di mercato per dare indicazioni inequivocabili ma il discorso diventa lungo …