Nessuno esprime meraviglia, o tanto meno indignazione, quando un oroscopo viene smentito dalla realtà (sarebbe come meravigliarsi del sorgere o tramontare del sole); la vita dei sondaggisti da questo punto di vista è molto meno comoda, qualcuno che si ricorda dei loro errori c’è sempre.
Dopo l’esito “a sorpresa” delle elezioni presidenziali americane, gli istituti di sondaggio, almeno per un po’di tempo, possono ammantarsi della stessa credibilità delle banche, delle loro obbligazioni e delle istituzioni finanziarie in genere (anche se l’errore dei sondaggisti ha conseguenze molto meno dolorose).
Ma quanto è meritata questa ondata di sfiducia?
A nostro parere, solo una parte dei sondaggi viene deliberatamente “manipolata”, nel senso che vengono confezionati ad arte per “orientare” la pubblica opinione: per esempio a favore di una candidatura (per profittare dell’effetto band-wagon, la tendenza a salire sul carro del presunto vincitore) oppure per indebolire la credibilità di un competitor.
Una parte, purtroppo crescente, di sondaggi o comunque previsioni elettorali, ma perfino di ricerche di mercato, scaturisce oggi dall’utilizzo di tecnologie innovative, specie quelle messe a disposizione da Internet, le quali tecnologie, low cost e di rapidissima esecuzione (prevalentemente basate su campioni auto-selezionati, e qui casca l’asino perché si abbandonano i presupposti statistici dell’estrazione casuale) offrono esattamente la stessa affidabilità dei fenomeni di preveggenza tipo Nostradamus…
Per una quota, consistente, di sondaggi errati si tratta semplicemente di pronostici che si sono appoggiati su una base dati di bassa qualità in conseguenza anche del ridotto budget messo a disposizione (i media propongo il sondaggio all’istituto come uno scambio alla pari per la visibilità offerta).
La situazione è ben altra quando si tratta di sondaggi “riservati”, ad esempio quelli commissionati dalle istituzioni finanziarie, per le quali un budget di qualche decina di migliaia di dollari (o Euro) in un sondaggio per investigare in profondità gli umori degli elettori nelle settimane precedenti al voto rappresenta un’inezia trascurabile davanti alla prospettiva di profitti stratosferici conseguibili in poche ore. Questi sì che vengono condotti con il massimo rigore scientifico.
Davanti ai movimenti di borsa al rialzo nella settimana precedente e la successiva picchiata verso il basso la mattina dopo lo spoglio può in effetti insorgere il sospetto che, anticipando il vero esito del voto, nei giorni precedenti qualcuno abbia venduto azioni e valute allo scoperto (quando il loro valore si era spinto in alto), riacquistando al momento della caduta dei titoli e realizzando quindi una comoda plusvalenza… Honi soit qu’il mal y pense!
Riprendendo da Giacomo Leopardi e l’elogio del dubbio:
“La nostra ragione non può assolutamente trovare il vero se non dubitando; ella si allontana dal vero ogni volta che giudica con certezza; e non solo il dubbio giova a scoprire il vero, ma il vero consiste essenzialmente nel dubbio, e chi dubita sa, e sa il più che si possa sapere”.