La nascita dei prodotti industriali destinati all’igiene della casa e della persona (ancora era lontana la cura della casa e della persona) data della fine del XIXº secolo, quando si generalizzò la consapevolezza della responsabilità dei microorganismi nei contagi. Fino alle scoperte di Pasteur nessuno si era immaginato che tutti i viventi erano circondati da una sovrastante numero di nemici invisibili.
Sull’onda di questa scoperta nacque la fobia della polvere e dei germi; questo fu l’origine, la motivazione per rialzare la gonna che si strascinava per terra (l’orlo era staccabile e veniva sostituito ogni giorno).
La soppressione dei germi a tutti i costi divenne l’imperativo di tutte le massaie; “il bianco più bianco del bianco” ne sarebbe stata in seguito la certificazione oggettiva.
Igienisti, architetti, specialisti nella guerra senza quartiere ai batteri definirono le linee guida, con corsi di formazione in ogni dove, per assicurare un’igiene adeguata, alle persone e alle abitazioni.
Inizialmente il nuovo standard di rigorosa pulizia riguardò solo l’interno della casa ma poi si spinse all’esterno.
Le travature delle case erano in larga parte fatte di legno così come tutti i mobili e poi c’erano pavimenti crepati e mal assemblati, tappeti e tanti altri ricettacoli di polvere, ormai identificati come terreni di cultura di agenti patogeni.
Necessitava qualcosa per sigillare i fori dove si annidavano i nemici e non si trovò di meglio che l’olio di lino e la cera per creare una pellicola a difesa dell’attacco degli invisibili.
La pulizia con i detergenti rimuoveva però rapidamente lo strato protettivo che doveva essere continuamente ripristinato. Si dovettero attendere gli anni ‘50 con l’introduzione della Formica, del Linoleum e dei sigillanti plastici e siliconici per isolare l’abitazione.
Contemporaneamente si assiste alla diffusione della carta igienica e al lancio delle saponette per detergere la pelle che, come recitava la réclame, diventava bella come quella delle star del cinema.
Anche l’odierna comunicazione pubblicitaria fa sempre riferimento ai nemici invisibili pronti all’invasione, evidentemente la sottostante psicopatologia dei consumi dei prodotti destinati all’igiene poggia sempre su questo imprinting.