Ogni anno l’assegnazione dei Premi Nobel è preceduta da quelli “IgNobel” conferiti a quei ricercatori che si sono contraddistinti (si fa per dire) per la futilità, od anche assurdità, delle loro ricerche. Qualche giorno fa è stato assegnato il premio “IgNobel” per la Sezione Economia, meritatamente assegnato alla ricerca per misurare la personalità percepita di tre diverse pietre.
La brand personality è un concetto, originariamente sviluppato da Aacker, per cui la brand image non si limita a corrispondere ad un prodotto ma possiede (nel senso che comunica al consumatore) anche tratti caratteriali che ne innalzano l’apprezzamento. È quindi quella della brand personality una tematica seria e di grande rilievo; ad esempio alcuni ricercatori della Stanford University hanno valutato i tratti della personalità di brand quali Bic, Marlboro, Merriot, così come nella pratica quotidiana tutti gli istituti di ricerca tracciano dei profili di personalità di prodotti e aziende.
La ricerca insignita del prestigioso “IgNobel” prevedeva la presentazione di alcune immagini delle pietre come stimoli per introdurre domande su quale pietra fosse più sincera e quale più intelligente... Si è così evidenziato come la pietra denominata G fosse la più glamour e la più contemporanea, mentre quella denominata H la più sentimentale; invece quella I appariva addirittura la più indipendente.
Ma in effetti nelle ricerche che abbiamo avuto occasione di condurre abbiamo sempre verificato che gli attributi di personalità dei prodotti risultano decisivi nel determinare l’accoglienza, o meno del prodotto, e ne possono determinare anche il prezzo.
Nessuna meraviglia quindi nello scoprire che anche le pietre hanno una loro personalità, ahimè, non l’anima.