Sarebbe questa, almeno a quanto hanno riportato i giornali, on e off line, Corriere della Sera in testa, la retribuzione riconosciuta agli addetti ad un call center di Taranto.
Un mese 92 euro.
Si è parlato di schiavismo. A torto. Gli schiavi dovevano comunque essere nutriti, alloggiati, etc., anche quando troppo vecchi o addirittura malati.
Gli schiavi erano inoltre pure esenti dal pagamento di imposte, studi di settore, contribuzioni, bollette… anche quando erano giovani e sani era necessaria la presenza di un addetto alla frusta per stimolarne adeguatamente la redditività. In altre parole lo schiavismo era una forma di produzione di ridotta efficienza: scarsa mobilità, poca flessibilità, insufficiente adattabilità alle esigenze di un mercato in evoluzione (e che evoluzione!).
Agli operatori del call center in questione (che comunque è già stato chiuso dalle autorità) neppure la possibilità di fare i propri bisogni nel momento in cui ne avevano bisogno, pena la decurtazione di un’ora di paga.
Conoscendo un po’ questo mondo, pur scandalizzato, non mi sono meravigliato più di tanto. La gara al ribasso è iniziata già da molto tempo, quello che abbiamo visto sono solo gli effetti più eclatanti. Persino nel nostro comparto, la ricerca di mercato, i prestatori in fondo alla scala (intervistatori, supervisor, reclutatori, mistery) vedono unilateralmente ridotti i propri compensi e talvolta, nella incertezza di essere pagati. In rete vi sono blacklist e gruppi di discussione dove vengono segnalati “i cattivi pagatori (fino a due anni), ma anche quelli che non pagheranno mai, visto che hanno chiuso (o stanno per) il bandone.
A questo punto si dovrebbe affrontare il discorso sulla qualità nella fase di rilevazione (la parte più delicata) e la certificazione di qualità delle aziende impegnate. Come è possibile certificare un’azienda che paga i propri collaboratori esterni solo quando ne ha voglia o possibilità?
Qualche fesso pretenderebbe che oltre alla certificazione, si esibisse un minimo di etica, il che non guasterebbe.