Charles Parlin lavorava alla casa editrice Curtis quando si inventò una nuova attività, un’attività che fino ad allora non esisteva come professione e quindi non aveva neanche un nome. Parlin, provvisoriamente, la chiamò “ricerca commerciale”, per poi definirla, più pertinentemente, ricerca di mercato.
L’oggetto della prima indagine fu il mercato agricolo: la ricerca, la prima ricerca, “indicava chi comprava, dove, e l’uso che faceva degli strumenti agricoli acquistati”. Seguirono poi altre ricerche di mercato sui grandi magazzini, sul futuro delle automobili e sugli acquisti degli americani.
Inizialmente quello di Palin era un dipartimento della Curtis Editore, solo successivamente divenne un istituto indipendente impegnato esclusivamente nella ricerca di marketing: Naxion, tuttora in attività, è stata quindi la prima (in ordine temporale) azienda di ricerche di marketing al mondo.
Nonostante l’apporto dell’informatica e dei device elettronici impiegati per le rilevazioni, questa anzianità della ricerca non si traduce adeguatamente in termini di credibilità: oggi la fiducia dei cittadini e dei consumatori nei confronti dei risultati dei sondaggi di opinione si colloca ai minimi storici.
Uno dei motivi di questa caduta di fiducia, come scrive Esomar (associazione mondiale dei ricercatori) nella rivista Research World, è attribuito alla sostituzione dell’interazione tra gli intervistatori (umani) e gli utenti con un ambiente digitale, dove “l’intervistatore è privo di un volto e l’intervistato si deve rapportare con una macchina”.
Beh, la cosa è degna di una riflessione!